Il factoring in Italia

Il factoring arriva in Italia alla fine degli anni Sessanta, sulla scia del successo registrato in Europa e negli Stati Uniti. Dopo l’introduzione di una normativa apposita, il servizio attecchisce rapidamente, complice anche una peculiarità di mercato tutta italiana: la tendenza dei debitori di imprese e aziende a pagare i conti con un ritardo sensibilmente più elevato rispetto alla media europea. Nel 1988 nasce Assifact, l’associazione italiana che associa gli operatori del settore per favorire lo sviluppo del mercato. Il successo del factoring in Italia prosegue ininterrotto sin al 2003, quando si registra una battuta d’arresto e il controvalore complessivo del mercato scende in due anni da 132 a 111 miliardi di euro. Paradossalmente, la crisi economica del 2008 fornisce una spinta alla ripresa del settore, poiché le difficoltà del credito fanno sì che le aziende si rivolgano in misura sempre crescente al factoring per liquidare i debiti. Così, nel 2008 il factoring mette a segno un +6,8% rispetto al 2007, arrivando a essere definito come il “paracadute delle imprese” a fronte delle difficoltà del sistema Paese. In Europa, l’Italia si piazza al secondo posto per il peso percentuale del mercato del factoring, con un 13,2% rispetto al 30,8% del Regno Unito. La ripartizione del mercato in Italia mostra una forte penetrazione tra le imprese private, che stando a dati Ispo costituiscono l’85,56% dei clienti totali, seguite a lunga distanza dal settore finanziario con il 2,74% e dagli enti pubblici con il 2,05 per cento. In questo scenario, le famiglie pesano per appena lo 0,59 per cento.